Le Notti Bianche di Fëdor Dostoevskij
Published by Elena Feresin on
Fëdor Dostoevskij: l'anatomia di un sognatore

Mi piace pensare ai libri come a delle formidabili e tascabili macchine dello spazio-tempo. Costruite solo con carta e inchiostro possono teletrasportare il lettore in qualsiasi luogo, reale o immaginario, e in qualsiasi tempo passato, presente o futuro. Con Le Notti Bianche di Fëdor Dostoevskij sono volata nele fresche estati di San Pietroburgo.
Ci troviamo a San Pietroburgo, nelle tiepide notti luminose di mezza estate in cui il sole tramonta agli albori dell’oscurità. Accompagniamo la passeggiata di un uomo di cui non conosciamo il nome ma che ci viene subito presentato come un’anima solitaria e introversa che osserva la società che lo circonda da spettatore.
Lo fa attraverso un drappo spesso, la cui trama è tessuta dai suoi stessi sogni. Se siano i sogni ad averlo isolato o se sia stato l’isolamento ad aver stimolato i sogni, non ci è dato sapere. Nella notte in cui lo incontriamo la luce della notte nordica filtra e rivela al protagonista una città ormai vuota in cui le persone sono tutte in villeggiatura per la stagione estiva. Tutte tranne una.
L'incontro con Nasten’ka
Una ragazza vaga solitaria nella deserta San Pietroburgo ed è qui che una losca figura tenta di importunarla. Ridestato, il sognatore esce dalla sua bolla ed entra in scena per salvarla.
Conosciamo così Nasten’ka, una giovane donna che ha come unica compagnia quella dell’anziana nonna la quale, durante il giorno la costringe accanto a sé tramite degli abiti cuciti assieme. Il sognatore vede da subito in Nasten’ka il pretesto per uscire dalla sua inesauribile solitudine e al tempo stesso un mezzo per sognare ancora di più. Seguiamo i loro incontri per quattro notti ed un mattino fino a giungere all’epilogo del racconto.
Perchè leggere Le Notti Bianche di Fëdor Dostoevskij
Durante la lettura, esiste un momento magico e catartico che unisce l’anima del lettore a quella dello scrittore. Esse si incontrano, si comprendono e viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Talvolta sono così affini che leggendo si ha l’impressione che l’autore abbia spiato nella mente del lettore e che e abbia impresso in forma scritta ciò che quest’ultimo non era mai stato in grado di esprimere.
Ho provato questo leggendo Le Notti Bianche. Possono un ragazzo russo classe 1821 e una ragazza italiana del 1991 provare emozioni così simili? Per mille ragioni avrei detto di no. Le notti bianche mi ha fatto ricredere.
La Cronaca di Pietroburgo


L’edizione Feltrinelli in mio possesso propone immediatamente dopo Le notti Bianche i cinque feuilletons che Dostoevskji scrisse per il giornale Sankt-Peterburgskie Vedomosi (Gli Annali di Pietroburgo) e che compongono quindi “La cronaca di Pietroburgo”. Gli scritti sono realtà cronologicamente invertiti.
A volte pare che La Cronaca sia una bozza delle Notti tanto che alcuni passaggi si ripropongono quasi identici. Ciò che cambia è l’atmosfera. Se nei feuilletons, ad esempio, il trasferimento della società è visto come una pausa positiva dopo un’intensa stagione invernale, ne Le Notti Bianche diventa sinonimo di abbandono. Un abbandono introspettivo del sognatore i cui contorni si fanno flebili e sfumati, adatti ad un’ambientazione notturna.
Le mie Notti Bianche


Appartengo a quella fazione di lettori che reputa i libri sacri e che ama conservarli intonsi. Non stropiccio e non sottolineo. O forse dovrei dire non sottolineavo? Con Le Notti Bianche sono venuti meno tutti i miei propositi e mi sono ritrovata a leggere con una matita tra le labbra pronta a evidenziare le parole che non sono mai riuscita a scrivere.
Confesso che per tanto tempo mi sono sentita solitaria e vagante come il sognatore. Di rado mi ricordo i sogni notturni, eppure nel corso della mia vita ho vissuto sogni ad occhi aperti degni delle migliori scenografie holliwoodiane. I sogni, ispirati da libri, film, canzoni, mi permettevano di essere chi non ero nella vita reale. Potevo avere gli amici che volevo, gli amori che volevo. Potevo essere audace, sfrontata, sciocca mentre tutti i giorni ero una ragazzina diligente e timida che ballava con l’iPod nelle orecchie dietro la porta chiusa della sua cameretta.
I sogni hanno dato forma alle mie storie.
Sognare è una perdita di tempo?
A volte mi domando se sognare così tanto sia stata una perdita di tempo ma so bene che senza quei sogni non sarei la persona che sono, non avrei il lavoro che ho e non starei scrivendo questo blog.
Dostoevskji mi ha ricordato com’ero. Le sensazioni che provavo. Mi ha riconnessa con la parte di me che ho dovuto mettere da parte per crescere e maturare.
Viaggiare stando fermi
Mi riuscirà sempre difficile capire cosa spinga le persone a non leggere. Troppe sono le sensazioni che scaturiscono, troppi gli insegnamenti, troppe le connessioni. Un libro non è solo un oggetto è anche un frammento di anima, un horcrux positivo.
I libri sono l’unico modo ad oggi conosciuto per viaggiare stando fermi e per ricevere messaggi di monito, insegnamento o incoraggiamento direttamente dal passato e da chi ha vissuto prima di noi.
La loro fantasia, mobile, volatile, lieve è già stata ridestata, la loro capacità di percepire impressioni è ormai strutturata, e un mondo di sogni, con gioie e dolori, con inferno e paradiso, con donne incantevoli, imprese eroiche, con un’attività nobile, sempre con una sorta di pugna gigantesca, con delitti e ogni possibile orrore, all’improvviso s’impadronisce della realtà tutta dell’essere stesso del sognatore. La stanza scompare, anche lo spazio, il tempo si ferma o vola così veloce che un’ora trascorre in un minuto, a volte intere notti passano in modo impercettibile nei piaceri ora descritti; a volte in alcune ore si vive il paradiso dell’amore o un’intera vita colossale, gigantesca inaudita, bizzarra come un sogno, colma di una bellezza grandiosa.
2 Comments
Gabriella Caiazza · Febbraio 15, 2021 at 6:01 pm
Anche io ho letto questo libro e mi è piaciuto veramente moltissimo!
https://writereader.art.blog/2021/01/15/le-notti-bianche-dalle-memorie-di-un-sognatore/
eskodermaz · Febbraio 17, 2021 at 10:56 am
Ciao Gabriella! Grazie per il tuo commento! Ho dato un’occhiata al tuo blog, quante cose in comune 😀