Quando ho scelto il Friuli alla grande città
Published by Elena Feresin on
Come nasce The Writer's Mountain Hut
Una ragazza, una malga e Milano.
Quando ho scelto il Friuli alla grande città

Immagina di percorrere un bellissimo sentiero di montagna. Il sole è alto nel cielo, i rami ondeggiano nella brezza di tarda primavera. Sei sola ma non solitaria. Soprattutto sei esattamente dove dovresti essere.
Poi ti imbatti in un bivio. Nessuna strada è migliore o peggiore dell’altra. Puoi fare affidamento solo sul tuo istinto e avere fiducia che la scelta che farai sia quella giusta per te.
Le decisioni più difficili sono quelle che obbligano una metamorfosi. Quelle in cui indipendentemente da quello che sceglierai, la tua vita cambierà comunque.
Il 2018 è stato l’anno della mia più grande metamorfosi fino ad ora, e questo stesso blog ne è risultato. Ho fatto due scelte fondamentali.
La prima ha smantellato la persona che ero.
La seconda mi ha ricomposta nella forma che ho oggi.

Io durante un evento a MIlano, 2016
Tutto è iniziato con una lettera di traferimento
Il 2018 è iniziato come uno degli anni più felici della mia vita. Ero contenta di me stessa, del mio lavoro e di tutta la mia esistenza. La mia vita sentimentale era in quella condizione speciale che garantisce calma e serenità: inesistente.
Anche se stavo cercando e valutando altre opportunità di lavoro, la mia vita, dal di fuori, poteva sembrare perfetta.
Fino a quando l’azienda per cui lavoravo non decise di trasferire il mio ufficio a Milano.
Lavoravo nell’ufficio marketing di un’azienda di gioielli ed ero consapevole che trasferirmi a Milano poteva garantirmi una brillante carriera. Anche se non fossi rimasta con la mia azienda, sarebbe stato più facile trovare un nuovo lavoro lì, nel cuore commerciale dell’Italia. Inoltre, essendo sola e senza mutui in sospeso, ero libera di andare. Tuttavia, il mio istinto mi suggeriva altro.
Una scelta di pancia
Ricordavano nelle viscere che le mie dolorose pene d’amore erano guarite grazie alle lunghe passeggiate nei campi al tramonto. Il mio cuore sapeva che le camminate in montagna erano state la mia valvola di sfogo.
E se lì non mi piace e non posso trovare rifugio nella natura? Continuavo a ripetermi.
La domanda mi perseguitava ogni volta che ero troppo vicina a scegliere “l’opzione trasferimento”.
Non potevo negare che il trasloco avrebbe cambiato la mia vita per sempre.
Ma anche restare avrebbe cambiato la mia vita. Rimanere implicava perdere il lavoro a tempo indeterminato che mi ero guadagnata così duramente. Rimanere implicava tornare a vivere con mia madre e piombare in un’insicurezza finanziaria.
Restare significava però anche essere fedele al mio cuore.
Tutti mi dicevano che non avere una famiglia mia era il motivo per cui avrei dovuto dire di sì al trasferimento. Ma io vedevo nella stessa constatazione un’opportunità per correre un rischio a cuor leggero.
In una giornata di mezza estate ho scelto la mia piccola Udine, in Friuli-Venezia Giulia, alla laboriosa Milano. È così che ho smantellato quello che ero.
Un sogno che se ne va
Per tutta la mia adolescenza, avevo sognato un lavoro nell’industria della moda. Sognavo una vita sfavillante a Milano, con bei vestiti e un armadio pieno di borse. Il mio precedente lavoro nel mondo del lusso mi ha concesso un assaggio di quella vita. Tuttavia, quando mi è stata data la possibilità di farla mia, le ho voltato le spalle per fissare con occhi innamorati le mie montagne.



Verso Malga Pozof
Suona tutto molto poetico ora, ma la decisione ha richiesto molte lacrime, notti insonni, rabbia e amarezza.
Quando ho firmato la lettera con cui rifiutavo il trasferimento, dichiarai:
Preferisco lavorare in malga, che trasferirmi a Milano.
E così ho fatto. Ma questa è un’altra storia, ti interessa sapere come continua?
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