Recensione Furore di John Steinbeck
Published by Elena Feresin on
Inseguendo il Fanstasma di Tom Joad

In quanto fan di Bruce Springsteen, ho sempre canticchiato “The Ghost of Tom Joad”. La cantavo nelle giornate di pioggia e sovrappensiero, concentrata e incantata dalla melodia più che dal testo. Questa primavera, durante il lockdown finalmente mi sono posta la domanda: ma chi è Tom Joad? Presto detto, Tom Joad è il protagonista di Furore di John Steinbeck. Potevo esimermi dal leggerlo? Certo che no.

Trama di Furore di John Steinbeck
The Grapes of Wrath (I grappoli d’ira, questo è il titolo originale) racconta la storia della famiglia di contadini Joad a cui viene espropriata la terra. Minacciati dalle banche e schiacciati dalla siccità e da meteo avverso, decidono di partire. Radunano il poco denaro che rimane, comprano un autocarro sgangherato e lasciano l’Oklahoma. Attraversano il deserto percorrendo la torrida Route 66 con il miraggio della terra promessa, la California, e di un posto di lavoro.
Assieme alla famiglia Joad, sono in migliaia a Iasciare la propria terra e a finire in un vortice di miseria, sulla strada verso la fortuna.
Qualche curiosità su Furore di John Steinbeck
Pubblicato il 14 aprile del 1939, The Grapes of Wrath fu subito un grande successo tra il pubblico, ma fu anche aspramente criticato. Steinbeck lo scrisse con l’intento di svergognare i responsabili della Grande Depressione, e in effetti diede fastidio a più di qualcuno. Palesemente dalla parte dei deboli e dei migranti, Furore fu censurato a più riprese da diversi stati, tra cui anche l’Italia di Mussolini.



Leggere Furore
Furore è stato un libro difficile da leggere sotto molti punti di vista. In primis per la lingua. Nonostante io sia abituata a leggere in inglese, ho fatto molta fatica. L’autore ha spinto al massimo sull’immedesimazione con i personaggi e i personaggi sono semianalfabeti, il libro è scritto di conseguenza.
Poi c’è stata la difficoltà morale. Malessere, ingiustizia, rassegnazione e rabbia. Questi sono i sentimenti che provavo mentre leggevo. Nonostante la perseveranza della famiglia Joad, al lettore è chiaro sin dai primi capitoli del romanzo che la loro non sarà una storia a lieto fine. Il lettore è uno spettatore che può solo assistere, rassegnato, ai vani tentativi di miglioramento. Come a ricordare che per quanto impegno una persona possa metterci, le cose non vanno sempre come dovrebbero andare.
Furore è un libro che parla sicuramente ai “poveri”, raccontando la loro condizione e mettendosi dalla loro parte. Parla anche a chi i soldi li ha, smuovendone la coscienza.



E se Furore fosse pubblicato oggi?
Leggendo il libro e le controversie ad esso legate, ho spesso pensato che se i nostri politici leggessero di più, Furore riuscirebbe a smuovere tutt’ora qualche critica.
È un’arma pericolosa, far capire alle persone che il nemico non è cattivo ma semplicemente disperato.
Probabilmente quello che è successo alla famiglia Joad è la stessa cosa che succede alle tante famiglie di profughi moderni. Noi siamo la California e come la California non siamo la terra promessa di nessuno.
Impossibile non notare le similitudini tra molti dei servizi di telegiornale del 2021 e le parole di Steinback.
Molto spesso avrei voluto entrare nella storia, pararmi al centro della strada, bloccare il loro autocarro e dire loro che la terra promessa, semmai esista, è da un’altra parte.
Purtroppo, non è permesso intervenire. Si può solo stare fermi al lato della strada e “aspettare il fantasma di Tom Joad”.
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